Impianti Pterigoidei

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Tutto quello che c'è da sapere sugli impianti pterigoidei

Impianti Pterigoidei per la riabilitazione di casi con poco osso mascellare

Una dentatura gravemente compromessa non è solo un problema estetico, è un vero e proprio problema di salute. Oggi abbiamo le competenze per risolverlo rapidamente, senza trapianti d’osso o rialzo del seno mascellare, con una percentuale di successi di circa il 98%. Premesso che possiamo inserire un impianto dentale nella parte posteriore della mascella ricorrendo alla tecnica tradizionale quando l’osso al di sotto del seno mascellare misura almeno 8 mm, cosa succede nei casi di grave atrofia ossea? Si cercano altri siti in cui posizionare gli impianti, e le soluzioni non mancano.

Cosa sono gli impianti pterigoidei?

Gli impianti pterigoidei sono impianti trans-sinusali, ovvero attraversano e superano il seno mascellare per inserirsi nel processo pterigoideo dell’osso sfenoide. In uso da molti anni, gli impianti pterigoidei godono di ampia casistica clinica e rientrano fra le tecniche più idonee a riabilitare l’arcata superiore. E’ possibile, infatti, con questa tecnica ripristinare il sorriso nei casi di grave atrofia ossea. La difficoltà di accesso a questa parte della bocca è molte volte compensata dalla tecnologia: grazie alla chirurgia guidata dal computer, possono essere inseriti senza incidere i lembi gengivali. In pochi giorni il paziente torna a masticare normalmente.

Dove vengono inseriti gli impianti pterigoidei?

La pratica clinica ha messo in luce la densità ossea di alcune strutture pterigomascellari, ad esempio le lamine ossee dello sfenoide, che sono molto resistenti e danno grande stabilità all’impianto. Poiché questa densità offre una stabilità di ancoraggio superiore a quella di qualsiasi altra parte della mascella, è stata messa a punto la tecnica di inserimento degli impianti pterigoidei dietro al primo molare dell’arcata superiore, all’interno del piatto pterigoideo.

Per fornire alla protesi fissa più punti di ancoraggio nel caso in cui il paziente abbia perso tutti i denti dell’arcata superiore, è possibile usare insieme impianti pterigoidei e impianti zigomatici. È un approccio combinato di provata efficacia, che evita gli innesti ossei e riduce sia i tempi di trattamento che i rischi di insuccesso. 

Quanto sono lunghi i tempi di guarigione?

Quando esistono le condizioni, nei casi clinicamente idonei, la protesi provvisoria fissa può essere ancorata entro le 24 ore successive all’inserimento degli impianti con la tecnica nota come carico immediato. Al termine del periodo di osteointegrazione, la protesi provvisoria viene sostituita dalla protesi definitiva fissa in metallo ceramica.

Chi può fare gli impianti pterigoidei?

Possono essere eseguiti su pazienti che godono di un buono stato di salute, anche in presenza di malattie sistemiche sotto controllo. Non possono essere eseguiti su pazienti che affrontano cure a base di chemioterapia e radioterapia, affetti da malattie del sangue come leucemia ed emofilia o da malattie del sistema immunitario. Il bruxismo non è una controindicazione assoluta, ma è un fattore di cui tener conto in fase di studio dell’impianto e disegno della protesi perché influisce sul carico masticatorio.

Solo dopo un’attenta valutazione della storia medica, e dopo aver eseguito radiografia panoramica e TAC, l’odontoiatra può suggerire la soluzione più idonea per ciascun paziente.

Le riabilitazioni complesse

Il Dott. Cesare Paoleschi, oltre agli interventi di implantologia tradizionale per la sostituzione di uno o più denti mancanti, si occupa di riabilitazioni complesse mediante innovative tecniche di implantologia osteointegrata

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